FIVE MINUTES

BY ADGS

80 persone fotografate nella medesima posizione rivelano l’essenza dell’uomo contemporaneo.

Il bisogno dell'affermazione di Sé, insieme alla necessità di sentirsi realizzati e di emergere fra la folla, è uno dei bisogni fondamentali dell'essere umano contemporaneo. Con la creazione dell’IO digitale, nella propria quotidianità, i singoli individui impongono un’auto-narrazione che si erge in una meta-realtà, fatta di aspirazioni, consensi e notorietà che, alla fine poi, si circoscrive alle sole persone che li conoscono.

Un’arrogante presunzione che fonda le sue radici in un terreno fatto di originalità, tipicità e creatività che permettono al singolo di emergere dalla massa per sentirsi “speciale”. Ma se tutti vogliono essere speciali, nessuno lo sarà mai veramente: l'unicità, dunque, diventa serialità.

Nel futuro ognuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti” si legge per la prima volta nel ‘68 in un catalogo di una mostra di Andy Warhol in Svezia: in un contesto storico in cui la popolarità distruggeva le vite di chi aveva “fame di fama”, Warhol contribuiva all'iconizzazione di figure che sarebbero diventati idoli di un’epoca vorace.

La massa ha consumato - e continua a consumare - identità di spicco come Marilyn per il puro piacere di sognare ed immedesimarsi in qualcun altro.

Si è merce da super-mercato, in cui il super è inteso come iconicità, mercato per consumismo. Si passa da uno scaffale (immagine) ad un altro rapidamente, un’occhiata superficiale lanciata ad un prodotto (identità) per poi passare velocemente ad un altro. Così il “bramare ed essere bramati” distrugge: prede e predatori vivono in simbiosi in questo gioco delle parti cui, oggi più di ieri, non si riesce a sottrarsi.

Le identità proposte in FIVE MINUTES sono uniche, seriali, singolari ma allo stesso tempo uguali: pur essendo soli, tutti sono parte della stessa cosa

L'ESTINZIONE DELL'UNICITÀ

A SCAPITO DI UNA POPOLARITÀ FITTIZIA.

Uno è un ritratto in bianco e nero di X.
Due sono ritratti in bianco e nero di X e Y.
Cento sono solo ritratti in bianco e nero.

Le stesse foto, ripetute infinite volte una accanto all’altra, fino a perdere di significato. La serialità del progetto fa sì che le immagini rappresentino l’omologazione e allo stesso tempo la fame feroce nel consumare merce uguale a quella consumata solo pochi minuti prima: le parole di Warhol diventano dunque una profezia.

L’ispirazione esecutiva trae origine dalla campagna Twinsburg SS ‘23 di Gucci fotografata da Mark Peckmezian: i gemelli come perno principale della collezione aiutano ad indagare la realtà come riflesso di sé e allo stesso tempo dell’altro. Un palese citazionismo visibile dall’uso sapiente della luce e dalla particolare atmosfera creata, ma anche dalla peculiarità nell’essere uguali nella totalità.

Nel progetto dunque, le pareti della città di Napoli si trasformano in ripiani da supermercato in cui i prodotti non sono altro che le identità perse, smarrite fra mille stimoli e finzioni fabbricate dal contemporaneo, alla ricerca del Sè.

ADGS, citando Warhol, ha provato a rendere iconiche anche solo per cinque minuti identità che si mostrano nude e statiche in un mondo che, invece, scorre a ritmi frenetici. Così, un momento fugace immortalato su carta, ovvero la foto di un semplice volto, si trasforma in opera che agisce sul territorio, che tenta di rilevare l’unicità e l’affermazione del Sé che alla fine, forse non sarà mai comunque unico.